I campi da golf più belli del mondo: Loch Lomond

The moon’s on the lake, and the mist’s on the brae,
And the Clan has a name that is nameless by day

Comincia così MacGregor’s Gathering, una delle liriche più preziose del poeta e romanziere scozzese famoso in tutto il mondo e celebrato in Scozia come una sorta di semidio: stiamo parlando di Sir Walter Scott, di cui la capitale Edinburgo per ricordarlo si è arricchita di un grandioso monumento in bronzo che oggi è visitato almeno quanto il castello dei lords. La luna che si posa sul lago illuminandolo di un bagliore chiaro forse si riferiva proprio a Loch Lomond, un serpente d’acqua che riecheggia la storia di un popolo oltraggiato attraverso i bagliori di un blu cobalto intensissimo emanati dalla superficie e che grida ancor oggi, dopo mille anni dagli inizi delle sue lotte per l’indipendenza, la propria libertà. Un clan che aveva un nome una volta, oggi non lo ha più, è sepolto nella brughiera oppure veleggia come un fantasma illuminato solo di notte dalla bruma che tutto avvolge e addormenta su queste terre. Il suono della cornamusa mette i brividi intonando una nostalgica e ariosa ballata.

Sulle sponde del lago

Eppure la Scozia ha già la sua indipendenza: grazie ai links più emozionanti e storici del mondo, i quali sono lì a testimonianza che questo sport venne partorito proprio dai figli e i nipoti dei guerrieri scozzesi che nel XIII secolo seguivano il capoclan William Wallace e che oggi cinematograficamente non riusciamo a staccare dalla possente figura di Mel Gibson. Loch Lomond ne è la perla più luccicante, il fiore all’occhiello che con i suoi lunghi e ondulati fairways penetra tra gli alberi secolari di un verde puro, quasi da tavolozza, un verde che non si trova in nessun altro posto al mondo.

Al centro di un angolo da sogno, esso è raggiungibile con circa mezz’ora d’auto da Glasgow, in direzione nord-ovest. I migliaia di visitatori che giungono qui salgono sul battello turistico ch fa il giro del lago bordando le brevi sponde arenose, e strabuzzano gli occhi quando una guida che ha la voce pastosa e la barba liscia e canuta di Sean Connery dice loro che Loch in scozzese significa proprio Lake, lago, e che fu Lord Lomond a costruire Il Rossdhu Caste, l’imponente fortezza innalzata sopra il green della 18, laddove Maria Stuarda scrisse nel XVI secolo alcune storiche lettere d’amore. Oggi sulle sue rovine è stata ricostruita la club house, un gioiello in granito che racchiude stanze tra le più raffinate e superbe come fattura al mondo. Poi il visitatore che non conosce il gioco del golf vede, sotto di essa, alcune zone più chiare immerse nel verde scuro, e si chiede come mai aree di sabbia le costeggino. Vorrebbe attraccare per toccare con mano quella sabbia e magari portarne a casa un po’ a casa, ma Sean Connery gli nega l’approdo, esclamando con voce grossa che quel territorio fa parte di un club privato ed esclusivo sul quale un uomo qualunque non può passeggiare.

Tralasciando lo spasmodico attaccamento degli scozzesi alle proprie terre, in effetti Loch Lomond potrebbe essere oggetto da museo, godibile esclusivamente in vetrina per la sua candida bellezza. 18 buche disegnate da Tom Weiskopf e Jay Morrish, si tratta con i suoi 6500 metri di percorso, aperto nel 1994, di un par 72 di strepitosa bellezza che giace quieto fra boschi secolari e le sponde del lago. Golf Digest l’ha classificato al 10° posto fra i campi più belli del mondo e la rivista inglese Golf World lo ha eletto migliore percorso inland di Gran Bretagna. Per finire, l’unico mensile scozzese di golf, Bunkered, lo ha addirittura insignito del titolo di miglior percorso scottish in assoluto, davanti a monumenti quali St. Andrews (di sicuro il più famoso), Turnberry, Muirfield o Carnoustie. Dati senz’altro sufficienti a sottolineare il lignaggio di Loch Lomond.

Il link e la clubhouse

Complesso, impegnativo, ricco di ostacoli naturali, il percorso presenta leggere ondulazioni e una preziosa cornice di alberi. Le buche più scenografiche sono naturalmente quelle che si affacciano sul lago (5, 6 e 7). Tutte le buche hanno un nome, com’è piacevole abitudine nei più importanti campi britannici. Il club è al centro di una tenuta di 270 ettari appartenuta al Clan Colquhoun, che ha realizzato quella superba Rossdhu House oggi appunto trasformata in una clubhouse ricca di storia e fascino. Essa conserva dipinti e mobili originari del XVIII secolo, e quando vi si entra sembra davvero di fare un tuffo nel passato. Due le grandi sale da pranzo, dai soffitti altissimi: tessuti scozzesi sui toni del bordeaux e del lilla per quella più piccola, la stanza dei Clan, colori beige per l’altra, con grandi finestre affacciate verso la buca 8 e il lago. C’è poi il Rossdhu Bar con un’infinita scelta di liquori, fra cui il delizioso whisky Loch Lomond (un delicato unblended di 12 anni) e la grande biblioteca, la drawing room e una sala per conferenze. Negli interni troneggiano poltrone e divani d’epoca, mentre pezzi d’antiquariato, libri preziosi e tendaggi imponenti completano l’arredamento.

Sparsi nel parco e fra le buche piccoli cottage accolgono la quarantina di appartamenti riservati ai soci e ai loro fortunati ospiti che dormono qui la sera prima dell’inizio dello Scottish Open (che si svolge sul link a luglio), per poi goderselo il giorno dopo su sedie a dondolo a un passo dai campioni. Al centro del resort sorge la sontuosa e modernissima spa, confinante con un ampio giardino d’inverno chiuso da alte mura medievali. L’ultima sorpresa di un angolo di paradiso, a riprova che ogni campo da golf non è che lo specchio attraverso cui si riflette l’immagine della terra che lo ospita. Le più piccole caratteristiche naturali dei course riflettono infatti quelle dei paesi di appartenenza, e visitando Loch Lomond si ha la netta sensazione che  la Scozia intera sia racchiusa nel guscio di questa sontuosa, libera perla.

Di seguito una descrizione a volo d’uccello del lago più famoso di Scozia:

Autore

    Articoli Correlati