Oggi racconto dei campi da golf, sotto una prospettiva diversa però, quella della burocrazia.
Si è portati a pensare che la causa del così ridotto numero di campi da golf in Italia sia per la diffusione contenuta di tale sport, cosa che in parte è vera ma non del tutto corretta. Una grande parte è determinata anche dalla burocrazia, che né esaspera le procedure complicandone i sistemi, né aliena l’idea basilare di poter realizzare dei campi da golf in Italia (si noti l’utilizzo “critico” del verbo modale) , proprio in Italia, quel paese che per primo rispetto a tutte le altre parti del mondo potrebbe giovarne da ciò; vuoi per la predisposizione del territorio, vuoi per il nostro bel paese, vuoi soltanto per la cultura predominante orientata alla condivisione della vita tramite lo sport (qualsiasi sport) ed inclinata al divertimento. Un paese che in sintesi dovrebbe vivere soltanto di ricchezza, si accontenta di elemosinare quei tre/quattro campi da golf che pervadono le regioni per così dire più facoltose, sprecando un enorme opportunità capace di attrarre su larga scala innumerevoli risorse, che andrebbero a loro volta a tradursi in ricchezza, posti di lavoro e molte altre variabili economiche. Ma in mancanza del tutto, qualcosa e meglio del niente direte. Certo, ma è inammissibile che la burocrazia, meglio ancora il mondo dei burocrati tecnicizzati possa impedire di fare quello che per nostra natura saremmo portati a fare; e allora per concludere, sarebbe arrivato il momento che si prenda l’ alfabeto e si inizi a declinare le parole, mettendo nero su bianco che nel frattempo che un potenziale imprenditore provi a realizzare un campo da golf in Italia, Totò Riina avrà avuto uno sconto di pena e finito di scontare gli anni di galera.