Nel golf può capitare di assistere a momenti di assoluta magia. Immaginate una pallina che dal tee viene sparata altissima nel cielo azzurro e ricade leggera sul green, rotolando metro dopo metro, centimetro dopo centimetro verso la buca, man mano che esaurisce la sua forza cinetica. La pallina calamitata dalla buca, quasi governata da una forza magnetica. Il religioso silenzio, le bocche dischiuse, lo sguardo fisso su quel puntino bianco dei presenti. Ancora pochi millimetri…
Quello che nel calcio equivale ad un goal in rovesciata e nel basket ad un canestro da 3 punti proprio sulla sirena, nel golf prende il nome di ace o di albatross: soluzioni che un giocatore comune fatica anche solo ad immaginare ma che chiunque abbia mai preso in mano una mazza da golf sogna di realizzare almeno una volta nella vita. Per un professionista un hole-in-one può cambiare tutto anche in una giornata storta, mentre per un semplice appassionato può significare un ricordo epico da tramandare ai nipoti.
Ma cosa serve per realizzare il “colpo perfetto”? È solo il caso o è tutta bravura? Solo questione di fortuna, sostengono gli invidiosi. Si tratta di concentrazione, tecnica, capacità di assurgere ad una dimensione extrasensoriale, millanta con spocchiosa superbia chi invece è riuscito nell’intento. Saggezza vuole che la verità stia nel mezzo. È chiaro, la pallina di un dilettante dovrà affidarsi alle grandi ali di Fortuna per compiere un ace, mentre ai campioni che applaudiamo nelle competizioni internazionali potrebbe essere sufficiente anche un soffio leggero, un tenue benevolo afflato della dea bendata.
In questo video, Dotgolf vi propone una carrellata di colpi perfetti ma sfortunati risalenti all’ European Tour 2015. Colpi impossibili rimasti tristemente tali, putt banali clamorosamente sbagliati, buche dispettose che risputano la pallina lontano, lontanissimo. Forse, questi pro erano convinti di non aver bisogno di fortuna, attirando su di loro l’ira degli dei del golf.
video da youtube foto da ftw.usatoday.com