Dopo un parziale rivoluzionamento negli ultimi posti della top 10 dei migliori del mondo (Hideki Matsuyama è salito in sesta posizione e Alex Noren è balzato in nona, sottraendo il posto a Bubba Watson che è sceso in decima), questa settimana troviamo alla settima posizione dell’Official World Golf Ranking l’australiano Adam Scott.
L’ex numero uno del Ranking (lo è stato nel 2014) comincia la sua carriera da professionista nel 2001 all’European Tour, in cui vince l’Alfred Dunhill Championship, e l’anno successivo è già settimo nella classifica generale al termine del Tour, risultato che gli permette di accedere al Masters Tournament, in cui si classifica nono. Un altro titolo europeo arriva nel 2003 con il successo nello Scandinavian Masters.
Nello stesso anno domina il torneo inaugurale del PGA Tour, il Deutsche Bank Championship, per poi proseguire con una serie di vittorie nel circuito americano: nel 2004, a soli 23 anni, si aggiudica The Players Championship (è tutt’oggi il più giovane vincitore del torneo) e il Booz Allen Classic (durante il quale eguaglia il record vigente di 21 colpi al di sotto del par, registrato da Charles Howell III).
Scott raggiunge la top 10 dell’Official World Golf Ranking nel 2005, a seguito dei successi nel Nissan Open, nel Johnnie Walker Classic e nel Singapore Open.
Dal 2006 la precedenza è data al PGA Tour (si aggiudica il Tour Championship), lasciando da parte il circuito europeo. La quinta vittoria nel PGA Tour è lo Shell Houston Open del 2007, che proietta il campione australiano in terza posizione nel ranking mondiale.
Dopo il trionfo nell’EDS Byron Nelson Championship del 2008, la carriera di Scott subisce un inspiegabile collasso nel 2009, anno in cui viene rispedito in 50a posizione del World Golf Ranking, vincendo solo l’Australian Open.
La ripresa del campione comincia nel maggio del 2010, con la vittoria del Valero Texas Open, e prosegue con quella del Barclays Singapore Open dello stesso anno.
Senza dilungarci sugli innumerevoli successi degli anni successivi (vince il WGC-Bridgestone Invitational del 2011; l’Australian Masters del 2012; nel 2013: il Masters Tournament, il PGA Grand Slam of Golf e l’Australian PGA Championship; e il Crowne Plaza Invitational del 2014), analizziamo le prestazioni dell’anno corrente: a febbraio, l’australiano ha battuto Sergio Garcia nel The Honda Classic, aggiudicandosi il suo dodicesimo titolo nel PGA Tour; solo una settimana più tardi è ancora lui a trionfare nel WGC-Cadillac Championship, con una splendida hole-in-one che corona la ventinovesima vittoria della sua carriera nel circuito professionistico e consolida la settima posizione nel World Golf Ranking.
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