
Non capitava dal 1963, di vedere due fratelli giocare insieme in un ultimo, emozionante, rocambolesco giro di un torneo di golf così decisivo: allora furono i fratelli Geoffrey e George Hunt, in Ryder Cup, negli antichi evi in cui il trofeo era solo una questione tra inglesi e americani. Oggi, sull’affascinante e tenebroso lago Lomond, al confine tra le Lowlands e le Highlands scozzesi, le cornamuse hanno suonato all’unisono per un’intera famiglia torinese, due fratelli accomunati da una passione strabordante, e soprattutto da un talento sopraffino. Alla fine, a coronare i seicento mila euro di prima moneta (a testimonianza che lo Scottish Open è secondo come prestigio davvero solo ai Majors), rimane l’abbraccio affettuoso a quattro, tra i due fratelli e i loro caddie, con il povero e sfortunato Darren Clarke, rimasto solo, a guardare la festa italiana, tutta pizza, spaghetti e mandolini.
Dopo aver realizzato il giro della vita ieri in 63 colpi, con ben sette birdies e un eagle a condire un gioco stratosferico fatto di traiettorie studiate a tavolino da buon ingegnere e da putt calati da ogni posizione (decisiva l’altissima media percentuale dei putts, ben 79.9%), nel quarto giro Edo ha giocato con pazienza, aspettando al varco il mitico Darren, che quando è con un ferro in mano fa sempre paura per la sua capacità di controllare il volo della pallina e di trovare come un radar la bandiera in qualsiasi punto del green si trovi.
Darren schiacciato nel panino
Forte dei cinque colpi di vantaggio dopo sole cinque buche (complice un’uscita bizzarra di Clarke dalle sponde del lago, con la palla che gli ritorna malinconicamente fra i piedi) e soprattutto favorito dal fatto di avere il fratello Chicco accanto a sé a spalleggiarlo e a dargli manforte, il più birichino e anziano (si fa per dire, 29 anni) dei due fratelli torinesi fa di tutto, saggiamente, per addormentare la gara, manco fosse la finale di ritorno di un campionato di calcio dove all’andata hai vinto tre a zero. Francesco, che la settimana scorsa si è piazzato secondo per aver perso il playoff all’Open di Francia contro Mago Ji Jimenez, sta giocando anche lui un golf fantastico, computerizzato e sincronizzato con il fratello se si vedono le statistiche: entrambi infatti, hanno la stessa percentuale di greens in regulation, 80.6 %, la più alta di tutto il torneo, a dimostrare che solo loro due hanno capito pienamente la complicatezza del Loch Lomond GC, ergendosi una spanna sopra i vari Phil Mickelson, Retief Goosen, Ernie Els e Graeme McDowell, fresco vincitore US Open, che si sono dovuti inchinare davanti a loro. Peccato davvero per il più giovane dei Molinari: a causa di un putt per il birdie dalla corta distanza sbagliato all’ultima, pittoresca buca (con la torre medievale che si impone potentemente, suggello di un passato irredentista quando gli highlanders di William Wallace mostravano in battaglia i deretani agli odiati inglesi), alla fine è quarto in compartecipazione con lo svedese Peter Hedblom a -7. Ma il suo contributo è stato mirifico, perché grazie a lui i fratelli hanno stritolato Darren Clarke, che giocava con loro l’ultimo giro, in un sandwich italiano al prosciutto di Parma e alla mozzarella di bufala napoletana.
Forte di uno swing aggressivo, soprattutto con il drive, ed estremamente preciso con i ferri, Edoardo ha sbagliato soltanto alla buca 15, infilandosi nella fitta brughiera scozzese e rifilandosi un doppio bogey che ha aperto uno spiraglio al ritorno in quarta di Darren, il quale al difficile par 3 della 17 ha imbucato per il birdie a mettere ancor più sotto pressione il nostro giocatore. Ma all’ultima buca, con ancora due colpi di vantaggio da gestire, Edo ha calato due eccellenti putt per portare a casa questo trofeo che vale un miracolo, dominato dall’inizio alla fine e chiuso a -12, tre colpi sopra il rivale di questo fine settimana, il quale si ferma a -9. Per Darren c’è la consolazione che giocherà tra una settimana, grazie a questo secondo posto, il torneo più importante dell’anno, l’Open Championship.
Super Edoardo
Stratosferica è stata l’avanzata, fino ad ora, di Edoardo Molinari: dopo aver passeggiato allegramente sul Challenge Tour l’anno scorso, andando a giocare e a vincere sui campi improponibili del Kazakistan, del Congo e della Colombia, è andato a trionfare ad un torneo Co-Sanctioned in Giappone ad ottobre, per poi diventare campione del Mondo proprio insieme al fratello all’Omega World Cup disputata in Cina. In primavera si fa conoscere anche sul PGA Tour dove si piazza in seconda posizione (e dove cinque anni fa aveva suonato il suo corno di arrivo vincendo lo US Open Amateur Championship). Intervistato dai microfoni della BBC che gli dice in diretta che adesso è passato dall’undicesimo al quinto posto delle nomination di Colin Montgomerie per la Ryder Cup, risponde: “questa vittoria la devo al 50% a mio fratello. Spero fortemente che la settimana prossima vinca lui, così tutti conosceranno, se già non lo conoscono, quanto è cresciuto il golf italiano.” Un golf dove il made in Italy mette al primo posto il vocabolo “famiglia”: “Ero molto nervoso oggi, devo ammetterlo. Soprattutto sulle ultime buche, Darren mi ha messo molto sotto pressione con quel ferro alla 17, però sono contento della mia risposta con il ferro 5. Probabilmente però il colpo della liberazione è stato il drive in centro pista alla 18: a quel punto Chicco mi ha guardato, sorriso e mi ha sussurrato: ormai è fatta.” Edoardo Molinari chiude con il punteggio finale di 272 colpi, a -12, mentre Darren Clarke è a -9.
“Mi dispiace molto per come è andata a finire” ha riferito sconsolato Clarke, visibilmente triste ma con un atteggiamento da vero signore in viso “i fratelli Molinari hanno fatto vedere un gran golf questa settimana qui in Scozia, tutti e due meritavano di vincere e saranno pedine importanti secondo me per la Ryder Cup di ottobre. Quanto a me, nessuno avrebbe pronosticato un mio secondo posto ad inizio torneo, peccato però per i tanti approcci sbagliato attorno ai green. Sento però che sto riprendendo confidenza con il mio gioco corto.” Onore ad un campione vero, un’icona vivente di questo sport.
Il francese Raphael Jacqueline, con il 68 odierno e un putt siderale imbucato alla 18, ha scavallato a -8 di un colpo Francesco Molinari. Ma la festa di famiglia non finirà prima stasera a causa di questo piccolo smacco, e la settimana prossima, là a St. Andrews, sull’Olimpo del golf mondiale, la bandiera italiana svetterà alta accanto a tutte le altre, e i giocatori di tutto il mondo dovranno per forza ammirare lo sventolio luccicante del tricolore. Magari in tessuto tartan.
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