Come ogni anno nel periodo di settembre il nostro paese ha ospitato il grande golf europeo.
L’ Italian Open, che quest’anno si è disputato dal 17 al 20 settembre, ha avuto una sede d’eccellenza: il Golf Club Milano.
Costruito nel 1928 il Golf Milano è tra i più antichi e prestigiosi golf club del nord Italia.
Il golf che vanta un percorso di ben 27 buche è affiancato dall’autodromo di Monza, altro centro automobilistico d’eccellenza.
Quest’anno il circolo si trova inoltre affiancato dall’evento mondiale dell’ Expo che attrae turisti e curiosi da tutto il mondo e ha aumentato il bacino di papabili visitatori che incuriositi potrebbero avvicinarsi al mondo del golf in maniera totalmente gratuita. Infatti come tutti gli anni l’evento, sponsorizzato dal marchio Damiani, FIG e molti altri è totalmente gratuito.
Facilmente raggiungibile in macchina e con navette collocate in specifici punti di Milano.
Questo è stato identificato come l’Italian Open più visitato con ben 48.000 visitatori, un numero decisamente ragguardevole considerata la bassa diffusione del golf in Italia.
Un numero che comunque era immaginabile, data la candidatura dell’Italia alla prossima Ryder Cup ma, sopratutto per il feeld presente in gara.
Sono stati infatti presenti in gara giocatori del calibro di Kaymer, Willet, Jimenez, Wiesberger, Colsaertz, Harrington, Mc Ginley(ex capitano di Ryder), Clark(prossimo capitano di Ryder) e molti altri. Non dobbiamo però dimenticarci dei nostri giocatori italiani, i quali nonostante non abbiano spiccato per le vittorie ottenute hanno avuto una buona stagione e in particolare mi riferisco a Renato Paratore e Francesco Molinari. Purtroppo nessuno dei due ha fatto faville durante i quattro giorni di Open, ma il pubblico italiano non ha mancato di mostrare il proprio sostegno, in particolar modo a Francesco.
Nonostante la mancata vittoria di un italiano il nostro paese ne esce a testa alta dimostrando di avere giochi pronti e capaci tra i quali si sono distinti Fabrizio Zanotti(-18), Scalise Lorenzo (ameteur che ha concluso con un fiammeggiante -16), nonché Mazzoli Stefano (ameteur che ha concluso con un notevole -6 nonostante un 74 il terzo giorno). Le premesse per un open frizzante c’erano tutte e non anno mancato di entusiasmarci. I giocatori in gara non hanno infatti mancato di regalarci un gioco di classe affiancato a un comportamento da veri gentiluomini(Matteo Manassero si è distinto in questo frangente attribuendosi un colpo di penalità per palla mossa che nessuno aveva notato). Purtroppo ho potuto assistere solamente al terzo giorno di gara e avendo saputo con rammarico che numerosi dei nostri giocatori non avevano passato il taglio(Manassero, Pavan, Paratore, Rocca il quale ha deciso di chiudere in bellezza con questo open dal quale esce a testa alta).
Gli ingressi disponibili erano due: Porta Pia alla quale si arriva grazie a navetta o attraverso l’autodromo dove era possibile lasciare la macchina e procedere a piedi.
Devo ammettere che il primo impatto entrando da Porta Pia non è stato dei più esaltanti. Non sono subito riuscito a sentire quello spirito che dovrebbe impregnare l’aria durante questi eventi. Purtroppo guardandomi intorno la situazione non sembrava cambiare.
Vedevo molti visitatori indaffarati a mangiare, comprare, provare, curiosare tra gli stand senza però mai guardare il grande schermo che trasmetteva l’Open, i risultati, le repliche dei giorni precedenti. Tutto ciò dimostra naturalmente l’elevata attrattiva degli stand e delle cucine. Era tutto ben organizzato anche se un po’ stipato a causa del mancato spazio. Ottima idea che ho approvato con un doppio sì è stata l’area dedicata ai più piccoli situata nel driving range. Qui infatti i giovani golfisti in erba potevano passare una giornata all’insegna del golf senza doversi stancare eccesivamente sul percorso, mentre i genitori ben più animosi dei figli potevano seguire le proprie icone.
Tornando quindi alla magica aria di open che volevo sentire, ancora non riuscivo. Deciso a ritrovarla mi sono diretto in campo con il cuore rigonfio di gioia pronto a gustarmi quel golf tanto ambito. Trovandomi all’ingeresso ho deciso di dirigermi al par 3 che affiancava la recording area. Colpo di fortuna ho subito intercettato due dei nostri italiani: Francesco Molinari e Scalise(il quale ha poi vinto il premio come miglior ameteur). Come da copione, sia il tee sia il green, erano gremiti e si poteva palpare nell’aria la tensione del pubblico in concomitanza con la partenza di F.Molinari e Scalise. finalmente ero riuscito a trovare quella tensione di cui si carica l’aria durante questi eventi, come una flebile corrente elettrica. Una tensione che però mi è parso di vedere in modo particolarmente accentuato sul volto di Molinari.
Quella stessa tensione che ho potuto riscontrare sul volto di Gagli. Nel suo caso purtroppo la tensione era mista a una sorta di dolore percettibile, come una preoccupazione che pesava sul suo volto. Tutto ciò era invece assente nel giocatore Stefano Mazzoli il quale o, non lo dava a vedere o, data la sua giovane età era più rilassato, gestendo forse in modo migliore l’ansia da prestazione. Stesso discorso vale per Scalise il quale pareva gestire egregiamente la tanto temuta e prima citata ansia da prestazione che ognuno di noi ha provato almeno una volta giocando in gara e che attanaglia giocatori di ogni livello.
Purtroppo non sono riuscito a seguire i nostri due italiani rimanenti per questioni di tempistica.
In compenso ho potuto godere del gioco dell’ex sciista Wiesberger, di Kaymer, Jimenez e del vincitore uscente di quest’anno.
Tra questi nomi spiccava per personalità lo spagnolo il quale aveva una strana energia attrattiva nel suo modo di camminare, vestire(indossava dei rayban da sole, occhiale decisamente inusuale per una prestazione in campo)e atteggiarsi con quel suo fare rilassato, “sciallo” come direbbero i giovani. Suo opposto era invece il giovane tedesco Kaymer che pareva un unico solido tronco di legno massello. nello spostarsi tra tee e green non presentava quel molleggiamento tipico dello spagnolo ma piuttosto l’unità di movimento di un soldato unita a una sensazione di tranquillità che voleva essere intrinseca al giocatore.
tutto ciò era riscontrabile nel suo stesso swing e in quel colpo di palla tanto solido quanto fluente, al pari di un ingranaggio ben manutentato. Sia lo spagnolo che il tedesco mi hanno lasciato estasiato ma lo swing che davvero mi ha entusiasmato è stato quello dello svedese Wiesberger. Dopo avere visto due vincitori di Major ci si può chiedere come sia potuto piacere maggiormente lo swing di un giocatore che di Major non è ha ancora vinti.
Semplice, Wiesberger presenta una solidità davvero sorprendente, unita a una coordinazione e unità di movimento davvero impressionante e che avevo già avuto modo di osservare durante l’Open 2104. Di tutto lo swing il down è il momento che più mi ha colpito con una sinergia fisica finalizzata a un tocco di palla solido e di una notevole potenza senza però andare a discapito della precisione.
Non possiamo quindi dimenticarci del vincitore di quest’anno. Purtroppo non ho potuto assiste al play off tra lo svedese e il tedesco. Ma mi complimento con lui per l vittoria ottenuta, dato anche l’avversario di notevole rilevanza contro cui si è ritrovato a giocare. Lo ho potuto seguire durante le seconde nove del terzo giorno e la peculiarità maggiore che mi è balzata all’occhio e la sua fluidità di gioco che purtroppo in alcuni frangenti ha risentito del rought duro. Durante questa terza giornata ho inoltre potuto girare incuriosito tra gli stand, considerando che una mattina a seguire su e giù per il campo i nostri idoli risulta stancante.
Proprio per rilassarsi e godersi questo magico evento gli stand sono stati fondamentali. Numerose erano le zone relax dove era possibile ristorarsi e al contempo godersi il grande golf grazie al mega schermo installato in prossimità dei tavoli. Per gli amanti delle attrezzature di ogni tipo e per coloro che volevano conoscere meglio il proprio swing non sono mancati gli stand ricchi di ferri, legni, drive e putter delle grandi marche. Dal lato opposto a Porta Pia era stata inoltre allestita una zona pratica per tutti i curiosi in cui era possibile praticare con una vasta gamma di attrezzatura. quindi nonostante la zona ristoro non fosse particolarmente vasta, quella presente era stata ben organizzata. Ho potuto quindi assistere a numerosi situazioni divertenti passando dagli autografi e i selfie in recording area( dove si è distinto per cordialità Colsaertz) passando alle foto dei visitatori abbracciati alle hostess degli stand. Ho quindi assistito a un Open che si è rivelato ricco di sorprese con i play off e visitato da un gran numero di italiani e non solo. E’ stata un’ottima dimostrazione di come il nostro paese possa migliorarsi ancora e ancora e di come la sua candidatura alla Ryder Cup sia stata fatta con giudizio e consapevolezza. Il giudizio finale è quindi due pollici in su. Certo ci sono stati gli aspetti negativi, come l’eccessiva chiassosità del pubblico in certi frangenti e la mancata preparazione degli stand di prima mattina presto. Tutto ciò viene però bilanciato da un evento che ha saputo regalare magnifiche emozioni non solo ai giocatori ma agli stessi spettatori sia
in campo che sul divano di casa. Dobbiamo credere nella nostra federazione e aiutarla a migliorarsi migliorandoci in primo luogo come giocatori e quindi come tifosi di questo fantastico sport.