Daniel Berger è il campione statunitense che recentemente ha conquistato la vittoria al FedEx St.Jude Classic, la sua prima al PGA Tour. Daniel Berger nacque il 7 aprile 1993 a Plantation, in Florida, da Nadia e Jay Berger, un ex professionista di tennis, coach e capo della sezione uomini alla United States Tennis Association. Daniel visse a Miami per circa dieci anni prima di spostarsi insieme alla sua famiglia a Jupiter, dove iniziò a prendere seriamente il gioco del golf. Si diplomò alla William T. Dwyer High School nel 2011 e gioco a livello accademico alla Florida State University a Tallahassee, dove arrivò secondo alla NCAA championships nel 2013 come dilettante. In seguito passò al gioco professionistico all'età di 20 anni. Nel tardo 2013, Berger si qualificò per il Web.com Tour e ne giocò quattro eventi. L'anno successivo, finì T2 al TPC Stonebrae Championship e salì al 15esimo posto nella classifica stagionale del Web.com Tour, la quale gli permise di guadagnare una promozione per la stagione 2014-15 del PGA Tour. Nel marzo 2015, Daniel fece un 6-under-par 64 nel round finale dell'Honda Classic ed entrò ai playoff, dove però perse contro Pádraig Harrington. Se Daniel avesse vinto, sarebbe stato il secondo più lungo round finale in tutta la storia del PGA Tour; egli iniziò il round finale con nove colpi di svantaggio sul leader delle 54 buche Ian Poulter. Tre settimane più tardi all'Arnold Palmer Invitational, Daniel Berger fece un doppio eagle alla sesta buca del par-5 durante il terzo round. Nel corso della stagione 2015, egli passò al taglio in ben 17 su 31 eventi, finì sei volte nella top-10, incluse le due volte secondo, e fu l'unico giocatore a farsi il campo del Tour Championship a fine settembre. Nello stesso anno, ebbe l'undicesimo posto nella classifica FedEx Cup, 25esimo nella money list, e fu nominato giocatore dell'anno. A giugno 2016 Daniel Berger ottenne finalmente la sua prima vittoria PGA Tour al FedEx St. Jude Classic vicino a Memphis, che lo portò al 29esimo posto nella Official World Golf Ranking.
Rickie Fowler naque il 13 dicembre 1988 ad Anaheim, in California e cominciò a giocare a golf a 3 anni. Durante il suo primo anno di scuola superiore vinse il California state championship. Nel 2007 Rickie cominciò a giocare al college all'Oklahoma State University, dove divenne il primo dilettante mai premiato al NCAA Player of the Year. Rickie Fowler entrò in competizione internazionale nello stesso anno, giocando per gli Stati Uniti nella Walker Cup. L'anno successivo si qualificò al U.S. Open. Tra il 2007 e il 2008 Rickie divenne per qualche tempo il n.1 nella classifica mondiale dilettanti. Dopo la stagione golfistica trascorsa al college, conclusa a metà 2009, Fowler giocò un'altra volta la Walker Cup per poi effettuare finalmente il passaggio professionistico, all'età di 20 anni. Il suo debutto da professionista avvenne al Nationwide Tour Albertsons Boise Open, dove purtroppo non passò il taglio. Maggior fortuna ebbe al Nationwide Children's Hospital Invitational, in cui giocò il playoff per poi finire secondo. Sempre nel 2009 Rickie Fowler ricevette uno sponsor per partecipare al PGA Tour Frys.com Open in cui diede il suo massimo, finendo però nuovamente secondo dopo il playoff. Lo stesso risultato non del tutto soddisfacente lo ottenne al 2010 PGA Tour Waste Management Phoenix Open del 2010. La sua prima vittoria da professionista arrivò finalmente nel 2011 al OneAsia Tour del Korea Open. In seguito, nel 2012, Rickie ottenne la sua prima vittoria PGA Tour al Wells Fargo Championship. Durante questa gara memorabile vinse contro D.A. Points e Rory McIlroy. Ma la più grande vittoria di Rickie Fowler avvenne tre anni più tardi, quando si guadagnò il primo posto al TPC Sawgrass vincendo la Players Championship. Nel 2016 Rickie ottenne un'altra vittoria al Abu Dhabi HSBC Golf Championship all'European Tour. Due settimane più tardi un'altra vittoria era all'orizzonte ma perse contro il giapponese Hideki Matsuyama nel playoff al Waste Management Phoenix Open. Il 7 marzo ebbe una performance fantastica in un duello col compagno Luke Donald vincendo 1 milione di dollari per la causa Ernie Els' charity, Els for Autism.
La Ryder Cup, nota ufficialmente come The Ryder Cup Matches, prende il nome dal trofeo donato dall'inglese Samuel Ryder (1858 – 1936) alla federazione americana nel 1924, ed è co-gestita dallo European Tour e dalla PGA of America. La competizione prese il via a seguito di un match d'esibizione nel 1926, tra un gruppo di professionisti americani contro uno analogo tratto dal British PGA, in Inghilterra, presso il Wentworth Club di Virginia Water, nel Surrey. La prima gara ebbe luogo nel 1927. Da allora la Ryder Cup si disputa ogni due anni, alternativamente negli Stati Uniti o in Europa ed è amministrata dal PGA of America e dal PGA European Tour e mette a confronto i più grandi giocatori del panorama golfistico statunitense e di quello europeo. Gli incontri di Ryder Cup prevedono vari tipi di match play tra i giocatori scelti tra le 2 squadre giocati ciascuno su 18 buche. La competizione prevede otto sfide foursomes, otto fourball e dodici incontri individuali. Il vincitore o la coppia vincitrice di ogni sfida ottiene un punto per la propria squadra, in caso di pareggio entrambe le squadre ottengono mezzo punto. Un incontro foursome è una partita tra due coppie di golfisti. Il fourball è sempre una partita tra due coppie, ma ogni giocatore conclude la propria buca in autonomia, scegliendo il risultato migliore della coppia, e confrontandolo con quello degli avversari. Una sfida individuale è infine una partita tra due golfisti in cui ognuno finisce la propria buca e confronta il suo risultato con quello dell'avversario. In tutti e tre i casi ciascuna buca viene vinta dalla squadra o dal singolo con il numero minore di colpi, e chi vince più buche si aggiudica l'incontro. Le sfide si svolgono nell'arco di tre giorni: da venerdì a domenica, per un totale di 28 incontri. Il venerdì si giocano quattro fourball al mattino e quattro foursome al pomeriggio (o viceversa). Il sabato si gioca nuovamente secondo lo stesso schema. La domenica si svolgono 12 sfide individuali: scendono in campo tutti e dodici i giocatori delle due squadre. Alla fine delle tre giornate risulta vincitrice la squadra che ha ottenuto il maggior numero di punti. La squadra campione in carica mantiene la coppa in caso di pareggio (14 punti), la squadra sfidante deve quindi realizzarne almeno 14 e ½ per ottenere la vittoria. Nel corso degli anni la formula ha subito vari cambiamenti. Dalla prima edizione fino a quella del 1959 la Ryder Cup si disputava in due soli giorni. Nel 1961 la distanza delle sfide fu ridotta a 18 buche, raddoppiandone però il numero. Nel 1963 si passò alla formula che prevede tre giorni di gara, aggiungendo otto fourball. Tale formula rimase immutata fino al 1977, quando il numero delle sfide fu ridotto a 20. Nel 1979, primo anno in cui parteciparono anche i giocatori dell'Europa continentale, la formula venne ancora cambiata adottando quella delle 28 sfide in uso oggi.
Chi siano i più grandi di tutti i tempi è un interrogativo che si pongono tutti gli appassionati di sport ed il golf non fa certamente eccezione. La difficoltà maggiore nel dare una risposta, è data soprattutto dall’evoluzione dei metodi di preparazione psicofisica e di allenamento. Al di là delle vittorie, la grandezza di un atleta è sicuramente determinata dalla sua personalità, dal suo carisma e dal desiderio di emulazione che egli ispira negli altri giocatori. In questo articolo cercheremo di indicare quelli che possono essere i più grandi golfisti del passato. Jack Nicklaus (USA) Ha vinto 18 major tra il 1962 e il 1986. Vince l’US Open 1962 all’età di 22 anni in un play-off con Arnold Palmer. E' stato riconosciuto come il più grande giocatore di putter. Il totale di sei Masters, quattro US Open, e le vittorie sul PGA statunitense sembrò un limite insuperabile fino all’arrivo sulla scena golfistica di Tiger Woods. Gary Player (USA) Ha vinto nove major, 1959-1978 Un golfista dal talento naturale, il suo segreto è una incredibile voglia di vincere, la dedizione e soprattutto nervi di acciaio . E’ l’unico giocatore ad alzare la Open in tre decenni diversi e nel 1965 è diventato il terzo giocatore a vincere il Grande Slam. Sam Snead (USA) Ha vinto sette major, 1942-1954 Il suo swing estremamente fluido ha dato alla sua carriera una longevità incredibile. Al PGA del 1974, all’età di 62 anni, era ancora talmente competitivo da arrivare terzo. All’età di 28 anni aveva già vinto l’Open a St Andrews. Ben Hogan (USA) Ha vinto nove major, 1946-1953. Ha faticato nell’oscurità per anni, per poi riscrivere il libro dei record. Hogan ha costruito e poi perfezionato uno swing che lo ha portato quasi alla massima perfezione. Walter Hagen (USA) Ha vinto 11 major, 1914-1929 Giocatore di matchplay per eccellenza, era anche un maestro della psicologia nel gioco. Hagen ha lasciato il segno in numerosi major, per un totale record di cinque vittorie PGA, quattro Open e due US Open. Era incredibilmente fiducioso nelle sue capacità e possedeva un eccellente gioco corto. Tom Watson (USA) Ha vinto otto major, 1975-1983 Per sempre legato a Nicklaus per il loro famoso “duello al sole” a Turnberry nel 1977, dove Watson conquistò la prima delle sue cinque vittorie in un Open, in quella gara epica lo consacrò come uno dei più grandi di tutti i tempi. Riuscì nuovamente a vincere su Nicklaus il suo unico US Open a Pebble Beach nel 1982. Watson spesso surclassava i rivali e non sembrava mai perdere la sua compostezza. Arnold Palmer (USA) Ha vinto sette major, 1958-1964 Palmer divenne leggenda, nel suo ultimo giro della finale del 65° US Open del 1960, quando riuscì a vincere iniziando con sette colpi di svantaggio. Aveva uno stile tutto suo, la forza del suo gioco era data da un incredibile fiducia in se stesso. Byron Nelson (USA) Ha vinto cinque major, 1937-1945 Nelson ha un incredibile record di 11 vittorie consecutive nel suo anno d’oro il 1945 e continua ad essere paragonato a Tiger dai commentatori ogni volta che Woods inizia una striscia vincente. Lo swing di Nelson era considerato rivoluzionario e copiato da milioni di persone. Harry Vardon (ENG) Ha vinto sette major, 1896-1914 L’impugnatura e la “Harry Vardon Trophy “sono solo due dei lasciti di un uomo che porta il titolo di più grande giocatore di golf della Gran Bretagna. Lo swing di Vardon aveva una fluidità ed una grazia che i giocatori americani non avevano mai visto prima. Immagine da PGATour
Il caddie è una persona che assiste il giocatore in conformità con le Regole del Golf. Il suo ruolo prevede di trasportare o di occuparsi dei bastoni del giocatore durante lo svolgersi il gioco. Quando un caddie è impiegato da più di un giocatore, egli è sempre considerato il caddie del giocatore che ha deciso in prima battuta di condividerlo, la cui palla (o la palla del suo partner) e l'equipaggiamento da lui trasportato sono considerati di proprietà del giocatore suddetto. Questo eccetto quando il caddie agisce dietro specifiche istruzioni di un altro giocatore (o del partner di un altro giocatore) che condivide il caddie, in questo caso egli sarà considerato il caddie di quest'ultimo. CENNI STORICI Nel 1754 la fondazione in Scozia della Society of St.Andrews Golfers vide la ristesura formale delle Regole del Golf ufficiali. La Society più tardi divenne la Royal and Ancient Golf Club of St.Andrews. Ancora oggi quest’ultima redige le regole del gioco per l’Europa. Le prime partite di golf non venivano giocate su veri e propri percorsi, bensì su parchi pubblici nei quali i giocatori di golf si mischiavano a persone impegnate in altre attività. La figura del caddie in questo contesto nasceva proprio in funzione dell'esigenza di creare "varchi" ai giocatori e garantire la sicurezza necessaria. Tuttavia ben presto, con la diffusione del gioco promossa dalla casa reale, i giocatori di golf trovarono aree più idonee alla pratica del gioco: i campi in uso tutt'oggi. L'IMPORTANZA DEL RUOLO In molti nel corso degli anni hanno messo in discussione questa figura, spesso associata semplicemente a "colui che si occupa di trasportare e pulire le mazze". Ma, di fatto, c'è molto di più. Il caddie partecipa alle scelte di gioco, contribuisce alle decisioni strategiche e alla selezione del bastone da utilizzare. Egli deve saper trovare le parole per recuperare il morale del giocatore nei momenti di difficoltà o per controllare allo stesso tempo l’eccessiva euforia di quest'ultimo. Deve saper capire, nel momento di tensione, ciò che il giocatore non riesce a cogliere, trovando la giusta sensibilità o il coraggio di esprimerlo. Come, a volte, è altrettanto fondamentale sapere quando è il caso di tacere. Ecco perché la simbiosi tra caddie e giocatore diventa fattore fondamentale e per nulla scontato: più essa è forte tanto più la qualità della performance migliorerà. Immagine da Maderas Golf Club
Sono trascorsi ormai dieci anni dall'inaugurazione del Museo privato Bisagno, che ha sede alla Genovesa a Verona, ed è l'unico museo privato sulla storia del golf esistente in Europa. E' stato realizzato dall'avvocato Marco Bisagno nel 2006, con l'intento di dare memoria al figlio Davide Bisagno, morto prematuramente a trent'anni (nel 1999) in un incidente stradale. L'idea del museo è stata generata a partire da una collezione comprendente migliaia più di ottomila palline da golf, tutte usate, una diversa dall’altra, e una nutrita serie di bastoni, circa 1.500, tra ferri, legni e putter, dal 1930 in poi, tra cui pezzi unici e introvabili come un bastone di Tom Morris, leggendario costruttore scozzese di ferri e a sua volta golfista vissuto da ’800 e ’900, oppure alcuni dei bastoni adoperati da Jack Nicklaus, e numerosissimi altri oggetti golfistici. In generale, al museo è possibile rivivere la storia del golf dal 1450 ad oggi. Autore di due libri sul golf, l'avvocato Bisagno ha collezionato anche una serie di riconoscimenti internazionali per il suo giacimento culturale, tra cui quello del prestigioso Museo del Golf di Saint Andrews, in Scozia, uno dei «santuari» mondiali dei golfisti. Il museo privato Bisagno ha richiesto ben otto anni di lavoro per la raccolta, il restauro, la catalogazione e la sistemazione dei singoli oggetti. Soprattutto perchè alcuni pezzi, soprattutto quelli antichi, si identificano solo grazie a segni piccolissimi e richiedono dunque grande pazienza a chi è esperto di clubmaking. Recentemente il museo Bisagno ha ricevuto in donazione l'intera biblioteca del giornalista Marco Mascardi, scomparso ad agosto dell'anno scorso all'età di 89 anni. Mascardi, appassionato golfista, aveva dedicato a questo sport una parte considerevole della sua attività giornalistica e grazie a questa sua passione nel corso del tempo era arrivato ad essere proprietario di una delle più importanti biblioteche sui costumi e la storia del golf. Mascardi, tra l'altro, nel 2011, era già stato insignito del premio "Museo Privato Bisagno della storia e dell'Antiquariato del Golf", prestigioso premio che viene assegnato alla figura che più di tutte incarna i valori e lo spirito legati alla tradizione sportiva del golf. L'anno successivo, questo premio era stato assegnato a Franco Chimienti, presidente della Federazione Italiana Golf. Immagine da Wikipedia
Curiosità storiche (e non solo) accadute sul campo da golf. Tutto può accadere, questo è noto. Vediamo alcune delle cose più strane accadute su un campo da golf!
Curiosità storiche accadute sul campo da golf? Ce ne sono, e sono davvero tante. Si sa che tutto può accadere, vediamo allora insieme una rassegna di cose piuttosto particolari (e veramente incredibili) accadute su un campo da golf. Mentre si gioca ad esempio, può succedere di essere colti di sorpresa da un temporale. Ma che un intero team sia colpito da un fulmine, questo è davvero strano. È accaduto durante il Westlake Open di Chicago nel 1975, al trio Lee Trevino, Bobby Nichols e Jerry Heard. Vennero subito portati in ospedale, fortunatamente non in gravi condizioni, ma le conseguenze si protrassero a lungo nel tempo, procurando loro dei terribili mal di schiena. Tra i tre, soltano Trevino riuscì a mantenere una posizione alta in classifica nel PGA Tour. Qualcosa di meno drastico, tranne per il protagonista: chi è stato ad eseguire il maggior numero di colpi in una buca? Il "record" è di William Steel, raggiunto (purtroppo per lui) nella prima edizione dell'Open Championship di Prestwick nel 1860, quando totalizzò un 21. In seguito una golfista americana (dal nome sconosciuto) batté il record nel 1912, nel giro di qualificazione del Shawnee Invitational, con ben 166 colpi per realizzare una buca di par 3. La signora oltretutto era dotata di grande determinazione, in quanto la pallina finì in un fiumiciattolo, lei la raggiunse a circa due km di distanza e infine riuscì a imbucarla: per completare quella buca impiegò un'ora. Essendo sconosciuta, si può immaginare che la sua carriera golfistica terminò quel giorno. Ma le curiosità storiche del golf possono anche essere Regali, quando si parla della "Royal Perth Golfing Society". Il Club fondato nel 1824 ricevette l'onore Regale nel 1833. Questo appellativo si ottiene quando un membro della famiglia Reale o il Sovrano in persona lo definisce tale. Al momento, l'ultimo Club ad aver ottenuto l'appellativo è il Royal Troon, nel 1978. In Europa sono 54 i Club Royal, e la maggior parte si trova (nemmeno a dirlo) in Inghilterra. Proseguendo, parliamo dell'ambita "hole in one". Vi siete mai chiesti quante siano le probabilità di farne una? Beh, dati statistici hanno stabilito che un professionista di golf ha una sola possibilità su ben 3.700 di realizzarne una. Se invece parliamo di un giocatore medio, queste salgono a una su 42.500. Il resto è tanta, ma tanta fortuna! Giocare a golf sulla luna? Certamente! Alan Shepard Junior, durante la storica missione Apollo 14 del 1971, portò con sé un ferro 6 adattato allo scopo e alcune palline con cui praticò sul suolo lunare. Divenne quindi il primo giocatore interplanetare. Si sarà ricordato che l'etichetta prevede di livellare la sabbia dopo aver effettuato il colpo? Terminiamo la rassegna parlando della dimensione della buca, stabilita in 10,8 cm. Ma chi l'ha deciso, e perché? Il motivo risale al 1830 circa, quando al Musselburgh links di Edimburgo fu realizzato il primo hole cutter, il taglia buche. Questo misurava esattamente 10,8 cm di diametro, e fu così che nel 1893 fu stabilito che quella realizzata a Musselburgh dovesse essere la dimensione adottata in tutto il mondo. Chi l'avrebbe mai detto!
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