
foto di virginiagolfhalloffame.com
foto di virginiagolfhalloffame.com
Questo Sabato nella villa Mar-a-Lago di Palm Beach, in Florida, si sono incontrati due golfisti davvero d'eccezione. Donald Trump, neoeletto presidente degli Stati Uniti, ha invitato il primo ministro giapponese Shinzo Abe per un incontro diplomatico riguardo alle relazioni politiche tra i due Stati. Prima di discutere di affari, però, i due leader si sono intrattenuti per una partitella a golf nel bellissimo parco della villa statunitense. Il sito di golf.com ha stilato una lista delle caratteristiche golfistiche dei due giocatori paragonate tra loro. Secondo voi, chi avrà vinto la sfida?
ANNI
HANDICAP
TEE TIMES
DISTANZA DRIVE
COMPETITIVITÀ
RELAZIONE CON LE REGOLE
MODA IN CAMPO
Purtroppo il risultato della sfida non è stato rilasciato dai due politici (cortesia per evitare l'imbarazzo del perdente, o cauta tecnica per scongiurare drastiche crisi diplomatiche?) ma un tweet del presidente U.S.A. nel tardo pomeriggio ha assicurato che il clima dev'essere stato piacevole e rilassato. Senz'altro un'accoglienza apprezzata dal primo ministro giapponese in terra americana!
Having a great time hosting Prime Minister Shinzo Abe in the United States! https://t.co/Fvjsac89qS https://t.co/OupKmRRuTI pic.twitter.com/smGrnWakWQ
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 11 febbraio 2017
Qualche giorno fa, in occasione di una sua intervista rilasciata all'Omega Dubai Desert Classic, abbiamo scritto che Tiger Woods è stato a lungo reputato il giocatore col miglior swing del mondo (prima dei dolori che l'hanno colpito e continuano a tormentarlo da un anno a questa parte). Ma è davvero così? Per rispondere a questa domanda basta guardare questo breve video del canale youtube di PGA Tour, che mostra l'evoluzione dello swing del golfista dal 1993 all'anno scorso. Un concentrato di potenza, precisione ed eleganza che dovrebbe essere mostrato a rotazione continua nelle varie scuole di golf e campi pratica del mondo. Che classe, Tiger!
Golf all over the world vi porta alla scoperta del golf praticato nei vari Paesi del mondo. Vi stavate ancora godendo la vacanza in Thailandia? É già arrivato il momento di rifare le valigie e prendere il primo autobus verso Aranyaprathet, la principale frontiera thailandese del confine con la Cambogia.
cartina della Cambogia. Foto di treccani.it
Due monaci si dirigono alle porte di Angkor Wat. Foto di Vincent Ko Hon Chiu.
Veduta aerea dell' Angkor Golf Resort. Foto di imgprestige.com
Golf by the rules ogni settimana analizza una regola del Regolamento ufficiale del golf. La settimana scorsa abbiamo trattato la numero 6 - Il giocatore - oggi parliamo della pratica. Con il termine "pratica" si intende la prova dei colpi che il giocatore effettuerà in gara, al fine di preparare la mente su quali siano le migliori scelte (e i modi) possibili per colpire la palla. Ovviamente un giocatore non ha nessuna limitazione alla pratica in allenamento (altrimenti che allenamento sarebbe?), ma il discorso cambia quando la prova del colpo viene effettuata in un giorno di gioco, in campo, prima o durante il giro. Le limitazioni che sono state poste dal Regolamento servono a preservare il campo (e i putting green in particolare) per essere sfruttato nelle migliori condizioni in gara.
Prima di un giro (o tra un giro e l’altro) un giocatore: in un Match Play può sempre praticare su campo di gara (se non diversamente indicato dal Comitato); in uno Stroke Play invece non può praticare, se non per provare il putt o l’approccio - esclusivamente nella propria area di partenza o in un’area di pratica - oppure se consentito dal Comitato. In uno Stroke Play che si gioca in due giorni consecutivi, inoltre, è vietato al termine del primo giorno praticare sui campi che rimangono ancora da giocare. La penalità per l’infrazione di qualsiasi tra queste regole è la squalifica (ed è universalmente considerato poco utile praticare i colpi per poi non giocare la gara).
Durante un giro sia in Match Play sia in Stroke Play non è consentito praticare. Tra una buca e quella successiva è permesso provare il putt o l’approccio al putting green dell’ultima buca provata, in un qualsiasi putting green di pratica o all’area di partenza della buca successiva, a patto che il giocatore che pratica non rallenti ingiustificatamente il gioco. Se il Comitato sospende il gioco i giocatori hanno il diritto di praticare in qualsiasi posto che non sia campo di gara (ci permettiamo di sconsigliare comunque la pratica in gioiellerie e cristallerie). La penalità per chi non rispetta questa regola è più "leggera" di quella precedente: perdita di due colpi (SP) o della buca (MP).
Note:
Siamo alle porte di una vera e propria rivoluzione. Nulla nel golf sarà più come prima (ok, forse è un po' esagerato, ma tante cose cambieranno). Le Regole ufficiali stanno per essere profondamente modificate. Per cinque anni il rinnovamento delle Regole del golf è stato uno dei principali obiettivi degli esperti della United States Golf Association in unione alla loro controparte al Royal & Ancient Golf Club di St. Andrews. Dal Meeting annuale della USGA di Sabato 4 Febbraio, avvenuto al Ritz-Carlton Hotel di Washigton D.C., è trapelata la notizia che il lungo lavoro potrebbe essere giunto al termine. In ogni caso, sarà necessario aspettare almeno un altro mese prima che arrivi qualche tipo di ufficialità.
La presidente Diana Murphy con il direttore esecutivo Mike Davis al meeting annuale dell'USGA 2017 (Copyright USGA/John Mummert)
Ci vuole una certa forza per essere Fred Couples. O almeno, noi pensiamo sia così, altrimenti non ci spiegheremmo come si possa fare drive così lunghi da guadagnarsi il soprannome di Boom Boom. Nomen omen. Frederick Stephen Couples è nato a Seattle il 3 Ottobre del 1959, da padre italiano - i nonni al momento dell'arrivo negli States avevano cambiato cognome da "coppola" al meno etnico "Couples" - e madre di discendenza croata. Ha iniziato a giocare a golf da piccolo (non una novità) e ai tempi dell'università faceva parte del Cougars men's golf team dell'Università di Houston, dividendo la stanza con Blaine McCallister, altro futuro giocatore del PGA Tour. La sua carriera professionale intravede la prima importante vittoria, conquistata in gruppo con Scott Simpson e Che Tze-Chung, al Kemper Open del 1983, negli U.S., grazie al birdie vincente di Couples nella seconda buca del giro. Da quel momento in avanti lo statunitense si è tolto diverse soddisfazioni in carriera, vincendo complessivamente 57 tornei professionali fino a occupare la posizione più alta dell'official world golf ranking, mantenuta per qualche settimana nel 1992. Tra queste "soddisfazioni" sono sicuramente da annoverare i trofei del Masters Tournament, ottenuto nel 1992 (e che poi gli valse il primo posto del ranking), e del Players Championship, vinto nel 1984 e nuovamente nel 1996. Più recentemente Couples si è distinto per la conquista del Senior British Open Championship (Luglio 2012) e soprattutto per essere stato ammesso nel 2013 alla World Golf Hall of Fame, suo sogno fin da piccolo. "Grazie per aver preso un bambino di Seattle e averlo messo nella Hall of Fame. Questa è la notte più bella della mia vita" dirà Couples a riguardo durante la sua cerimonia di ammissione. Al giorno d'oggi il golfista, che non risiede più a Seattle ma a Newport Beach in California, partecipa sia al PGA Tour sia al Champions Tour. I giorni di gloria sono ormai un ricordo - momentaneamente occupa la posizione 1871 della classfica mondiale - ma Fred Couples, "uno dei giocatori di golf più famosi di sempre" come lo ha definito Jim Nantz, broadcaster per la CBS nonché l'altro suo coinquilino ai tempi della Houston University, non ha nessuna intenzione di sentir parlare di "pensione" e vuole continuare a giocare. Noi, semplicemente, speriamo di poter vedere i drive di boom boom ancora a lungo sui campi di golf.
Ingredienti per un perfetto "epic fail" nel golf: una mazza e una pallina, un campo (possibilmente in prossimità di un laghetto), un amico pronto a farsi due risate e tanta, tanta intraprendenza. Condire il tutto con un cellulare e aggiungere stupidità in abbondanza. Se non sapete come prepararne uno voi, guardate il video dei ragazzi di failclip e prendete appunti: ecco la compilation dei fail amatoriali più divertenti nel mondo del golf. Non riuscirete a guardarla senza scoppiare a ridere!
"Non mi interessa se il mio swing sembra armonioso o irregolare. L'unica cosa che voglio è riuscire a giocare senza sentire dolore". Parole di Tiger Woods, l'uomo un tempo conosciuto per aver il miglior swing del golf. Al giorno d'oggi quella fama è solo un - nobilissimo - ricordo, e a lui non sembra importare molto. Adesso ha un solo obiettivo: "giocare senza sentire dolore". Intervistato la settimana passata all'Omega Dubai Desert Classic, il golfista ha affermato di aver dovuto cambiare parecchio la sua strategia di gioco negli ultimi anni, specialmente dopo l'infortunio. Ispirandosi all'amico Roger Federer, che ha recentemente conquistato il suo diciottesimo titolo Major all'Australian Open contro il rivale storico Rafa Nadal, Woods sa che può realizzare i suoi obiettivi e tornare a competere. "Quando invecchi, devi cambiare qualcosa e giocare in un modo leggermente diverso, e lui l’ha fatto," ha rimarcato. "Non riuscirò a colpire la palla come gli altri giocatori qui fuori. Ho guardato Dustin [Johnson] in gioco la settimana scorsa; c'era freddo e umido in campo e lui ha lanciato a 335 metri. Io non posso, devo giocare in modo diverso. "
Woods a Dubai, foto di Fox News
Tiger Woods e Roger Federer condividono un'amichevole rivalità tra "campioni di Major". Per moltissimo tempo i due sportivi hanno vantato più o meno lo stesso numero di titoli major conquistati (nelle loro rispettive categorie) e questo ha creato una sorta di competizione tra i due. Una sfida che Woods non sembra più in grado di sostenere. Quando lo scorso weekend Federer ha sconfitto Nadal nella finale dell'Australian Open, lo svizzero ha aggiunto alla collezione il diciottesimo titolo major, un record che a questo punto sembra irraggiungibile per il golfista statunitense, fermo a quattordici vittorie. Ma a parte la differenza di quattro titoli che per ora vede Federer in testa, Woods ha riconosciuto un grande somiglianza in quello che il tennista trentacinquenne ha fatto per reinventare se stesso, rimanendo competitivo nella nuova generazione di talenti, e quello che lui stesso sta cercando di fare dopo l'infortunio. "Rog ha dominato a lungo, e dopo ha dovuto competere contro Novak Djokovic, contro Rafa Nadal e adesso anche contro Andy Murray, che sta giocando bene." Ha affermato Woods mercoledì all'Omega Dubai Desert Classic. "Una lunga serie di vincitori di slams, e nessuno vince più slams alla sua età. Nonostante ciò non si è dato per vinto e ha cercato di rimettersi in gioco, ed è evidente che lo sta facendo bene. Ha accorciato gli scambi, ha cambiato un po' la sua strategia. Voglio dire, quando invecchi, devi cambiare qualcosa e giocare in un modo leggermente diverso, e lui l'ha fatto." Un bellissimo elogio, particolarmente carico di significato perché pronunciato da un giocatore che sta cercando di ottenere esattamente la stesso risultato: superare i suoi stessi limiti e dettare legge anche alle nuove generazioni. Un'impresa difficile, certo, ma non impossibile, come dimostra l'ultimo trofeo dell'eterno Federer. Siamo davvero sicuri che la 'sfida tra titani' sia finita?
Golf by the rules ogni settimana analizza una regola del Regolamento ufficiale del golf. La settimana scorsa abbiamo trattato la numero 5 - la palla - oggi parliamo del giocatore (e del suo fidato caddie). La cosa più importante da sapere quando si gioca a golf (per non incorrere in penalità antipatiche) è che il giocatore è responsabile della conoscenza delle Regole e più o meno di tutto quello che può capitare in campo (escluse forse eventuali invasioni aliene o simili). Se il suo caddie commette un'infrazione durante una gara la penalità spetta al giocatore, sebbene anche il caddie sia tenuto a conoscere il regolamento. Data questa grande responsabilità il giocatore potrebbe sentirsi sconfortato dall'onere di tenere a mente le innumerevoli regole (34) la cui infrazione potrebbe costargli il colpo, la buca o la gara. Il consiglio è quello di tenere sempre in sacca (o sul cellulare) una copia del Regolamento ufficiale, non avere timore di interrogare il Comitato su un dubbio o un'insicurezza che è sorta e adottare questi semplici comportamenti: Quando si gioca la prima cosa importante da considerare è l'orario di partenza. Può sembrare una banalità, ma il giocatore che tarda ad arrivare nel punto d'inizio gioco di oltre 5 minuti dall' orario prestabilito corre il rischio di subire la squalifica, a patto ovviamente che non sia stato ritardato da circostanze eccezionali (il ritardo entro 5 minuti è punito con la perdita della prima buca - Match Play - o di due colpi - Stroke Play). É sconsigliato rallentare il gioco ingiustificatamente, scorrettezza che non solo vi farà perdere la buca (MP) o due colpi (SP), ma renderà inoltre gli avversari particolarmente scontrosi. Allo stesso modo evitare (rischio squalifica) di interrompere il gioco se non quando espressamente permesso - cioè quando è il comitato stesso a sospenderlo; quando c'è pericolo di fulmini; quando si vuole chiedere una decisione su un punto dubbio o contestato o per qualsiasi altra ragione valida (come un malore improvviso). Il cattivo tempo, ricordiamo, non è considerata una ragione valida (ma giocateci voi a golf sotto un acquazzone). Alla fine della partita ricordatevi di consegnare lo score dopo averlo firmato e controllato. É infatti impossibile correggerlo dopo la consegna e un eventuale errore verrà penalizzato: se il punteggio segnato è inferiore a quello effettivamente ottenuto con la squalifica, altrimenti verrà ritenuto valido solo quello segnato, superiore a quello effettivo. Attenzione al calcolo dell'Handicap, che se sbagliato (o non indicato sullo score nello Stroke Play) e quindi superiore a quello a cui si ha diritto, comporta anch'esso la squalifica.
Il noto manager statunitense Robert Half affermava che: "la perseveranza è ciò che rende l'impossibile possibile, il possibile probabile, e il probabile certo." Se dovessimo chiederlo al protagonista di questa simpatica storia, siamo abbastanza certi che ci direbbe più o meno le stesse parole, perché solo un uomo molto perseverante può far partire su Twitter una campagna di 206 giorni per chiedere di far da caddie a Sergio Garcia, e alla fine venire accontentato!
Mark Johnson, il fan in questione, ha iniziato a twittare a Garcia quest'estate, utilizzando per ogni tweet l'hashtag #Letmecaddieforyou. Nei vari messaggi ha scritto di sé, della sua famiglia e dei suoi viaggi golfistici, ha fatto gli auguri di buon compleanno al golfista e si è complimentato con lui per il suo gioco nei vari tornei. Ogni giorno, per 206 giorni. A Dicembre ha twittato di essere sul punto di abbandonare il suo sogno, ma - tenacemente - ha resistito abbastanza a lungo da avere la risposta che stava aspettando:@TheSergioGarcia My two little boys are right I shouldn't give up on my dream! #Letmecaddieforyou #Day202
— Mark Johnson (@markjohno6969) 24 gennaio 2017
Ok @markjohno6969 I think I found the perfect day for you to get a taste of carrying my bag & make your dream come true! Are you ready? ?
— Sergio Garcia (@TheSergioGarcia) 28 gennaio 2017
Johnson è più che entusiasta di incontrare il suo idolo. Ha raccontato che la notte in cui ha ricevuto il tweet di Garcia non è quasi riuscito a dormire, e ancora non crede alla sua fortuna. Un bel gesto da parte del campione spagnolo, no?@markjohno6969 not today, don't worry!! Haha. It's going to be the Wednesday, Pro-am day of the British Masters, ok?
— Sergio Garcia (@TheSergioGarcia) 28 gennaio 2017
I guess there will be no more daily tweets....many thankyou's @TheSergioGarcia for making my dream come true I am feeling very lucky!
— Mark Johnson (@markjohno6969) 29 gennaio 2017
Henrik Olof Stenson è nato a Göteborg, in Svezia, il 5 Aprile 1976. Al momento vive in Florida, nella città di Orlando, ma i 7 500 chilometri che separano le due città sono solo una piccolissima parte della strada che il golfista ha percorso finora. Perché sì, Henrik Stenson, da quando ha colpito la prima palla all'età di 12 anni, ne ha fatta tanta di strada. Per parlare del grande talento del giocatore basta citare il suo palmares: due volte golfista dell'anno all'European Tour (2013 e 2016), vincitore della FedEx Cup (PGA Tour) e della Race to Dubai (European Tour) del 2013 -primo giocatore a vincerle entrambe, e a farlo nella stessa stagione - in aggiunta a diversi altri titoli e vittorie internazionali (tra cui una medaglia d'argento alle olimpiadi di Rio). Il tutto coronato dalla conquista, raggiunta al Royal Troon di Scozia, dell' Open Championship 2016 contro Phil Mickelson. Henrik Stenson ha fatto la storia del golf e dello sport svedese, macinando record su record nel corso della sua carriera: primo svedese di sempre a diventare campione major, detiene tutt'ora l'high ranking (il punteggio migliore raggiunto nella classifica mondiale del golf) più alto mai raggiunto dai golfisti del Paese scandinavo. La Svezia ha riconosciuto questi meriti e ha inserito il giocatore nella "top 100 dei migliori sportivi svedesi di sempre", pubblicata dal quotidiano "Dagens Nyheter" verso la fine del 2014 (e divenuta celebre a causa della polemica sul secondo posto assegnato al calciatore Zlatan Ibrahimovic dietro al tennista Bjorn Borg). Un bel riconoscimento per Stenson, che nonostante tutta la strada percorsa e i risultati raggiunti non si è mai dimenticato della sua amata terra natia. Neanche adesso, che vive negli States in compagnia della moglie Emma (con la quale è sposato dal 2006) e dei figli Lisa, Karl e Alice.
Il 2016 si è chiuso ormai da un mese, ma questo non ci impedisce di godere ancora una volta dei momenti più particolari, emozionanti o divertenti accaduti durante l'anno. In questo video sono presentate le 10 situazioni più assurde capitate ai giocatori e al pubblico del PGA Tour. Da strani incontri con scimmie-ragno a colpi da maestro che (siamo quasi sicuri) riusciranno una sola volta della volta. E voi, ve ne ricordate qualcuna?
Golf all over the world ogni settimana vi porta alla scoperta del golf praticato nei vari Paesi del mondo. La scorsa tappa delle nostre esplorazioni orientali si era conclusa in Mongolia, sfida per i golfisti più coraggiosi. Oggi prendiamo un volo internazionale in direzione Sud: destinazione Thailandia. I Regno di Thailandia è uno Stato del sud-est asiatico confinante con il Myanmar, il Laos, la Cambogia, la Malesia e il golfo di Thailandia. Fra tutti questi Paesi, è forse quello che conserva più evidenti tracce del proprio passato storico e artistico, offerte al turismo in aggiunta a spiagge paradisiache, isole incantate e, all'occorrenza, metropoli ultramoderne. La capitale è Bangkok, la più grande città del paese - nonché una delle più inquinate - ricca di energia e di tesori culturali. Da Bangkok non è difficile spostarsi nel resto del territorio nazionale, grazie a un sistema di trasporti molto efficiente, e così il turismo si è diffuso in tutto il Paese, facilitato anche da un costo della vita relativamente basso e dal celebre spirito "ospitale" dei thailandesi.
vista del "Wat Arun" di Bangkok illuminato, foto di suvarnabhumiairport.com
Panoramica del Thai Country Club, foto di where2golfthailand.com
Golf by the rules ogni settimana analizza una regola del Regolamento ufficiale del golf. La settimana scorsa abbiamo trattato la numero 4 - i bastoni - oggi parliamo della palla. La palla è indiscutibilmente l'unica e vera diva del golf. Come tutte le dive è necessario che sia trattata con delicatezza e rispetto perché possa esprimere il meglio di sé. Ogni tanto però capita che qualche colpo "un po' troppo convinto" (com'era per i bastoni) la rovini o la renda inutilizzabile. Che fare in quel caso? Rovinata: per prima cosa bisogna capire se e quanto la palla è effettivamente rovinata. Per fare ciò il Regolamento ufficiale consente al giocatore dubbioso di alzarla durante il gioco e controllare, purché abbia annunciato anticipatamente la propria intenzione all'avversario (o al marcatore) e gli abbia dato la possibilità di osservare il gesto. Se è appurato che la palla "è divenuta inservibile al gioco" il giocatore può sostituirla con un'altra, piazzandola nel punto da cui l'ha alzata, altrimenti deve ripiazzare quella originaria. In nessun caso è possibile pulire la palla nel momento in cui la si controlla. Nota: Se il giocatore infrange una di queste regole incorre nella penalità di un colpo. Se invece sostituisce la palla quando non gli è permesso subisce la perdita della buca - Match play - o di due colpi - Stroke Play -. In millle pezzi: può capitare, invece, che la palla si rompa in mille pezzi in seguito al colpo di un giocatore (e in questo caso non c'è molto da capire "se e quanto si è rovinata"). Se succede il colpo viene annullato e il giocatore ha il diritto di giocarne un'altra dal punto più vicino a dove ha giocato la palla originaria, senza subire penalità. Il Regolamento specifica infine che è severamente vietato (pena la squalifica) applicare materiale estraneo sulla palla al fine di cambiarne caratteristiche di gioco. Non c'è da stupirsi: una vera diva, in fondo, non ha bisogno di truccarsi per offrire grande spettacolo al pubblico.
Che tra la Cina e il golf non fosse mai scoppiato l'amore lo si sapeva da tempo, ma le azioni intraprese dal governo comunista negli ultimi giorni hanno tutta l'aria di essere una vera e propria dichiarazione di guerra nei confronti dello 'sport dei gentiluomini'. Domenica scorsa la Cina ha annunciato l'imminente chiusura di 111 campi da golf considerati "illegali", elencando diverse accuse tra cui l'uso improprio di aree protette e l'eccessivo sfruttamento delle falde per l'irrigazione. Il vero motivo per cui si sarebbero prese queste decisioni, però, potrebbe essere di altra natura. Una pace impossibile: i rapporti tra la Nazione e il golf in effetti sono sempre stati complicati e altalenanti. Se non proprio da "sempre", sicuramente lo sono da quando il Partito comunista di Mao Tse-tung ha preso le redini del Paese, disprezzando fin da subito il gioco, definito dallo stesso Mao "sport dei milionari", e cercando di eliminarlo rendendolo illegale per gli iscritti al partito. Soltanto nell'Ottobre 2016 il golf è stato riammesso come passatempo per gli appassionati, e, proprio quando si pensava che i rapporti si stessero stabilizzando, negli ultimi giorni ha dovuto subire un altro durissimo colpo: non solo la chiusura dei 111 campi "illegali", ma anche la minaccia di pesanti restrizioni su ulteriori 65 golf courses e in generale "l'invito" agli iscritti al partito a non calpestare il green. Perché tanto odio?: la ragione di questa chiusura da parte del governo cinese è da ricercarsi, più che in argomentazioni di tipo ecologico-ambientale, certamente valide ma non esaustive, nei fondamenti stessi del pensiero comunista, che considera il golf come l'ostentazione di uno stile di vita agiato e altezzoso in contrasto con i bisogni e le condizioni della (maggior parte della) popolazione. Da qui deriva la concezione - non sempre errata - dei campi da gioco come strumento utilizzato da uomini d'affari e alti funzionari pubblici per la gestione dei loro traffici "poco trasparenti". Una sorta di "fonte della corruzione" dell'alta società. La risposta: una delle conseguenze più interessanti della diatriba Cina-golf, però, è che proprio da quando i campi di gioco sono stati dichiarati illegali la prima volta, nel 2004, il loro numero sul territorio cinese è triplicato. Gli appassionati spesso mascheravano i campi come "parchi" o "parchi divertimento" per ottenere l'approvazione delle autorità locali, per poi convertirli segretamente in veri e proprio campi da golf attrezzati. il Paese inoltre, nonostante le pressioni governative, vanta tutt'ora più di 10'000 giovani golfisti e ogni anno gestisce oltre 300 tornei di standard internazionale. Prova evidente che non tutta la popolazione nutre i medesimi sentimenti di sfida nei confronti dello "sport dei milionari". Quanto ancora dovremo aspettare prima che i dirigenti del governo se ne accorgano?
Adam Hadwin questo Sabato è diventato l'ottavo giocatore nella storia del PGA Tour a fare uno score di 59. Il ventinovenne canadese ha dato spettacolo al La Quinta Country Club, in California, nel terzo turno del CareerBuilder Challenge, con un 13-under 59 che resterà nella storia. Nel farlo ha anche raggiunto il record di Chip Beck per il maggior numero di birdies in un singolo round del Tour: 13. Decisamente un bel Sabato per il golfista. Alla domanda su come si sentisse, Hadwin ha faticato un po' prima di trovare la risposta: "non lo so," ha detto, "non lo so... perfettamente, immagino? [...] Per qualche ragione ogni volta che facevo un putt la palla entrava. Si sente spesso parlare di 'essere in giornata', probabilmente oggi era il mio giorno"
immagine di www.golfchannel.com
Gregory John Norman ha dominato il mondo del golf tra gli anni '80 e i primi anni '90 col suo gioco aggressivo e il suo comportamento carismatico, rimanendo al comando del world ranking per oltre 331 settimane. In carriera ha raggiunto 86 successi internazionali, compresi due "British Opens", e nel 2001 è stato introdotto nella World Golf Hall of Fame. Soprannominato "squalo bianco" durante i Masters del 1981, Norman è sicuramente una delle figure sportive più significative degli ultimi tempi. Ha dimostrato grandi doti da imprenditore sfruttando la sua immagine e la sua notorietà per fondare e gestire la Great Shark Enterprises, azienda operatrice per lo più nel campo del merchandising e design golfistici. Il business, nato nel 1984, si basava sulla celebrità del giocatore e ha funzionato per oltre tre decadi. Adesso però Norman ha 61 anni ed esclusa la corsa ai British Open del 2008 (dove ha raggiunto la terza posizione) non gioca a livelli competitivi da oltre 10 anni. Lo squalo bianco, pensando al suo futuro lontano dal campo, ha capito che se non avesse cambiato qualcosa la sua azienda sarebbe stata destinata al fallimento. Ecco quindi l'annuncio dello stravolgimento nel 2017: dite addio alla Great White Shark Enterprises, e benvenuta Greg Norman Company. Nuovo nome, nuovo logo.
il nuovo logo della Greg Norman Company
Quando si gioca a golf, uno degli elementi da non sottovalutare mai durante una partita o un allenamento è il continuo bisogno di reidratarsi per sopperire alla perdita di liquidi dovuta al caldo e al sudore specialmente, ma non solo, in estate. Bere, quindi, e bere spesso. Per questo motivo uno dei principali strumenti del "kit del buon golfista" è l'acqua, indispensabile all'organismo umano. In campo si deve sempre tenerne sotto mano una scorta, naturale o gasata, possibilmente fresca ma non troppo fredda ( rallenta la digestione). Chi preferisse bere bevande, dovrebbe evitare quelle troppo zuccherate (o concentrate in sali) poiché restano più a lungo sullo stomaco. Spremute di frutta e tè leggeri (poco zuccherati) sono accettati. L'alcool è, per ovvie ragioni - disidrata e compromette lucidità e coordinazione - altamente sconsigliato. Gli integratori dovrebbero essere assunti solo quando ne è fornito un motivo specifico. Sono comunque da utilizzare durante l'attività sportiva, o immediatamente dopo, nelle fasi di intenso allenamento e notevole calura. Evitare integratori troppo concentrati, poiché rischiano di creare squilibrio d'acqua, e sostituirli con quelli di magnesio (solitamente poco introdotto con la dieta). In ogni caso evitare la disidratazione, poiché peggiorerebbe non solo la funzionalità organica ma anche la prestazione sportiva. Ricordarsi inoltre che una giusta idratazione dev'essere sempre congiunta a una regolare alimentazione dentro e fuori dal campo. Immettere quindi circa 1 litro d'acqua ogni 1000 calorie introdotte con il cibo. Nel video qui sotto Federica Alviti, medico della Squadra nazionale Femminile, suggerisce l'idratazione corretta di un giocatore di golf.
[European Tour] Henrik Stenson ha iniziato la stagione 2017 col piede giusto. Ha giocato meravigliosamente il suo round d'apertura all'Abu Dhabi HSBC Golf Championship, con un 8-under 64 che lo lascia alla guida del gruppo. Lo seguono, con 2 colpi di svantaggio, Martin Kaymer, Oliver Fisher, Kiradech Aphibarnrat e Marc Warren. Lo svedese non ha mostrato alcun segnale di pesantezza durante la gara, superando le aspettative di chi, vista la mancanza di allenamenti questa settimana, lo dava in svantaggio rispetto ad altri campioni come Dustin Johnson (con cui ha giocato il giro, insieme a Danny Willett) o lo stesso Kaymer (dal quale certo non può sentirsi al sicuro). "Sono molto contento di questo risultato" ha detto Stenson al The National. "Credo sia anche troppo per come ho giocato, ma in qualche modo sono riuscito a gestirlo, con qualche colpo breve e un bel putt. Non ero particolarmente teso." Stenson, è bene ricordarlo, non giocava dal turno finale all'Hero World Challenge ed è arrivato ad Abu Dhabi soltanto Martedì. Fino a quel giorno si era trattenuto a Stoccolma per ricevere il premio di atleta svedese dell'anno, battendo tra gli altri un certo Zlatan Ibrahimovic (chissà se i francesi adesso dovranno sostituire la Tour Eiffel con una statua del golfista?). Alla domanda su come fosse arrivato il successo al primo turno, Stenson ha risposto scherzosamente: "dev'essere stato l'effetto della mancanza di sonno e di allenamento. Magari potrebbe diventare una routine vincente". Forse, ma noi pensiamo sia stato più probabilmente l'eccellente lavoro svolto finora a permettergli di sopperire alle carenze degli ultimi giorni.
Golf by the rules ogni settimana analizza una regola del Regolamento ufficiale del golf. La settimana scorsa abbiamo trattato la numero 3 - lo Stroke Play - oggi parliamo dei bastoni. I bastoni sono (ovviamente) una componente fondamentale del golf. Se ne trovano di moltissimi tipi, marche e qualità. Ogni tanto capita anche di incontrarne qualcuno personalizzato, magari con un abbellimento (o un "imbruttimento") o un'incisione che abbia un significato particolare per il proprietario. Il Regolamento ufficiale del golf, in ogni caso, è piuttosto rigido nel definire le tipologie di bastoni conformi al campo e potrebbe capitare che in occasione di una gara il Comitato di gioco imponga che qualsiasi driver "debba avere la testa del bastone, identificata da modello e loft, presente nella Lista dei Driver Conformi emanata dall'R&A Rules Limited". In questo articolo non ci soffermeremo sulle caratteristiche che devono presentare questi bastoni ma analizzeremo piuttosto i comportamenti che i giocatori in campo devono ( o non devono) assumere utilizzandoli. Immaginiamo per esempio che il vostro amato bastone si rompa dopo un impatto "un po' troppo convinto" col terreno, che fate? (sì, potete piangere, ma non risolverete il problema) La regola 4 del Regolamento vi permette sia di continuare a giocare col bastone rotto (a meno che sia notevolmente danneggiato, come nel caso di una canna piegata o una testa staccata, fattore che aumenta notevolmente la difficoltà nel colpire la palla), sia di ripararlo - ma non applicando materiale estraneo sulla faccia - sia di sostituirlo, purché non ne prendiate uno usato da un altro giocatore (permesso solo ai partner). Ricordate che un bastone danneggiato al di fuori del normale svolgimento di gioco non può più essere utilizzato (causa squalifica) e in generale ogni decisione a riguardo dev'essere presa con l'intenzione di non rallentare ingiustificatamente il gioco. Sì ma se decidete di sostituire un bastone, con quale altro potete cambiarlo? Certamente non vi mancherà la scelta, visto che il Regolamento vi permette di iniziare un giro con non più di 14 bastoni. Potete anche aggiungerne qualcuno durante lo svolgimento della gara, basta che non superiate mai il totale di 14 (i partner possono condividere i bastoni, purché il numero totale dei due non ecceda di - non vi stupirà - 14). Se vi doveste accorgere di possedere un bastone "di troppo" dovete dichiararlo al più presto al marcatore o a un concorrente e poi ricordarvi di non utilizzarlo, così da evitare una squalifica piuttosto antipatica. Questo è, a grandi linee, quello che potete o non potete fare con i bastoni in caso di rottura o sostituzione. Per il resto limitarsi a colpire la palla e non colpire gli avversari potrebbe essere una buona strategia di gioco. Appuntamento a settimana prossima per parlare della grande protagonista del golf, la palla!
Il 2016 è ormai giunto al termine e noi vogliamo salutarlo ripensando ai 10 colpi mozzafiato che hanno fatto la storia di quest'anno golfistico. Vere perle di bellezza, regalate al piacere del pubblico da grandi campioni come Rickie Fowler o Rory McIlroy. Quale tra questi colpi secondo voi meriterebbe il titolo di miglior colpo dell'anno? Quali invece sono dovuti più alla buona sorte dei giocatori che ad altro? Il vincitore del contest "shot of the year" per cui è stato montato il video, organizzato dal sito di European Tour, è stato Rory McIlroy (numero 4 del video), con quasi un terzo dei voti totali. Complimenti Rory! Adesso non rimane che aspettare tutto lo spettacolo che questo 2017 ci può offrire. Riuscirà a fare di meglio? Video di YouTube
Darren Clarke (1968-) ha iniziato a giocare a golf all'età di 11 anni e ha raggiunto la prima vittoria nel 1993, all' Alfred Dunhill Open di Knokke, in Belgio. A lungo membro della squadra europea della Ryder Cup, ha vinto il suo primo PGA Tour nel 2000 battendo Tiger Woods al WGC-Andersen Consulting Match Play Championship. Dopo aver superato la scomparsa della moglie per cancro al seno, ha vinto il suo primo (e per ora unico) titolo major all' Open Championship del 2011. L'uomo: Darren Clarke è un combattente. Il sangue nord-irlandese che scorre dentro di lui, originario di Dungannon, lo spinge a superare qualunque difficoltà gli si presenti lungo il cammino. Le sfide più grandi che dovette affrontare si svolsero certamente nell'ambito della vita privata, a causa del cancro al seno che colpì la moglie, Heather, una prima volta nel Dicembre 2001 e nuovamente nel 2005, portandola alla morte nell'Agosto dell'anno seguente. Clarke ha reagito a questi tragici eventi cambiando il proprio stile di vita, abbandonando (in parte) i vizi del fumo e dell'alcool e concentrandosi su ciò che di bello gli era rimasto: i due figli avuti con Heather e il golf. Ha intrapreso un intenso allenamento fisico (arrivando anche a perdere 15 chili) e il suo duro lavoro è stato ripagato. Il giocatore: dopo un inizio di carriera non esaltante, infatti, Clarke dal 2002 al 2004 ha vinto il Compass Group English Open, il PGA Tour (secondo in carriera) al WGC-NEC Invitational e ha anche fatto parte del vittorioso team europeo alla Ryder Cup. Nel 2005 si è fermato per stare più vicino alla famiglia e l'anno seguente è ripartito sempre dalla Ryder Cup, mostrando al mondo le sue eccellenti qualità di golfista nell'ultimo giorno dell'evento contro Zach Johnson. Nel 2011 ha ottenuto la più grande vittoria della sua carriera all' Open Championship del Royal St George's Golf Club, in Inghilterra, un titolo major atteso da 20 di golf professionale. Nello stesso anno è stato nominato "Ufficiale dell'Ordine dell'Impero Britannico" dalla regina Elisabetta II e nell'Aprile del 2012 si è risposato con l'ex "miss Irlanda del Nord" Alison Campbell. A oggi, occupa la posizione numero 694 del World Golf Ranking.
Avete fatto la lista dei "buoni propositi" per il 2017? Justin Thomas l'ha sicuramente fatta, racconta. Come da tradizione a ogni inizio di stagione lo statunitense stila una lista di risultati e vittorie che gli piacerebbe raggiungere durante l'anno, a cui poi periodicamente apporta alcune modifiche. É una lista molto utile, afferma, ma assolutamente privata, da non condividere con nessuno. Certamente quest'anno non ha aspettato a lungo prima di iniziare a "spuntare" qualche obiettivo dalla lista. La settimana scorsa ha conquistato l'SBS Tournament of Champions a Kapalua, nelle Hawaii. Qualche mese prima aveva difeso il titolo di "campione in carica" al CIMB Classic di Kuala Lumpur. Non male come inzio di stagione, che sia già arrivato il momento di ritoccare la lista e alzare la posta in gioco? "Non ero mai arrivato al punto di raggiungere certi obiettivi così presto," ha affermato Justin. "Credo che questo mi farà cambiare un po' [la lista], perché significa che sto lavorando bene. É fantastico". Ovviamente per ora nessuno a parte Thomas conosce i suoi reali obiettivi. Molto probabilmente però il campione di Louisville farà parte del team americano della President Cup a Settembre, e tornerà a gareggiare nel Tour Championship. Al momento occupa la posizione 22 del ranking mondiale, ma noi saremmo pronti a scommettere che restare fermo non rientri nella sua lista dei buoni propositi per il 2017.